Il Gruppo Unipol e Fondazione Unipolis ancora al fianco di Libera
L’affermazione della cultura della legalità, la promozione del rispetto delle regole, della trasparenza e della lotta alle mafie rientrano tra gli impegni che il Gruppo Unipol persegue, sostenendo e promuovendo da 13 anni le iniziative di Libera. Il Gruppo ha voluto intraprendere quest’anno un percorso di riflessione, collegato alla XXIV edizione della “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” che per il 2019 ha avuto come tema “Passaggio a Nord Est, orizzonti di giustizia sociale”.
La serie di iniziative si concluderà nella giornata di mercoledì 10 aprile alle ore 10:30, presso l’Auditorium Torre Unipol di Bologna, ove il Capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone ed il Procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale antimafia di Roma Michele Prestipino, presenteranno il libro “Modelli criminali. Mafie di ieri e di oggi”, edito da Laterza. Nell’opera vengono descritte le trasformazioni delle organizzazioni mafiose di cui si sono occupati nella loro lunghissima esperienza: da Reggio Calabria a Palermo, dalla cattura di Bernardo Provenzano a “Roma capitale”, per arrivare alla difficile ricerca della verità sull’assassinio di Giulio Regeni. Alla presentazione parteciperanno fra gli altri Marisa Parmigiani, direttrice della Fondazione Unipolis e l’Arcivescovo di Bologna Mons. Zuppi.
Unipol e Unipolis hanno sostenuto anche la XXIV Giornata nazionale della memoria, tenutasi a Padova il 21 marzo e promossa da Libera e Avviso Pubblico. All’imponente corteo hanno partecipato cinquantamila persone tra cui tantissimi giovani, parenti delle vittime, magistrati, politici, sindacalisti ed anche rappresentanti del Gruppo e della Fondazione. Un silenzio commosso ha accompagnato la lettura dei nomi e cognomi di tutte le vittime di mafia (quest’anno 1011), per farle vivere ancora e non farle morire mai. “Noi abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti di chi è stato assassinato e di chi è rimasto solo” ha riferito Don Ciotti, che ha concluso: “dobbiamo essere più vivi, più coraggiosi, perché possa trionfare la vita".